In questo nuovo appuntamento settimanale vedremo come scrivere i Dialoghi di un Romanzo, grazie ai quali daremo ancora più mordente al nostro manoscritto.
L’approccio non si discosta molto dall’impostazione descrittiva; sarà fondamentale usare logica, evitare dispersioni, e soprattutto, mai dimenticare di mettersi da parte.
Dobbiamo metterci in testa che un dialogo ben strutturato esalta la Storia permettendoci d’interagire con il lettore, aprendo la strada ad un susseguirsi di emozioni uniche e appaganti, di contro, se avremo sviluppato in modo poco credibile i confronti tra i personaggi, il nostro romanzo lentamente andrà a spegnersi, venendo a creare una vera e propria disfatta che sminuirà anche la storia più interessante.
Entriamo ora nei dettagli:
Quando impostiamo un dialogo evitiamo di sottolineare in ogni scambio di battuta l’umore di chi ha appena concluso; non è necessario, soprattutto se il dialogo avviene tra due persone, e la nostra abilità starà proprio in questo, creare un confronto dinamico che non abbia bisogno di continue conferme.
Esempio – Errato.
“Sono molto stanco.” – disse Eugenio.
“Davvero?” – rispose Carlo.
“Già, faccio sempre più fatica a recuperare le energie.” – rispose Eugenio.
“Forse dovresti rallentare un po’…” – disse Carlo.
“Hai ragione, la vacanza ai Caraibi della settimana prossima credo mi aiuterà.” – rispose Eugenio.
Esempio – Giusto.
“Sai Carlo…sono molto stanco.” – esternò con un filo di voce Eugenio.
“Non c’è bisogno di sottolinearlo, hai il volto molto tirato.”
“Faccio sempre più fatica a recuperare le energie.”
“Forse dovresti rallentare un po’ …”
“Hai ragione, la vacanza ai Caraibi della settimana prossima credo mi aiuterà.”
Un bravo scrittore lascia accadere, non mostra, semplicemente perché non ne ha bisogno. I dialoghi devono avere un senso logico, e devono incastrarsi al momento giusto nella situazione giusta, devono fluire attraverso un fiume di parole che ne esaltino il messaggio; evitiamo il più possibile disse o rispose (troppo scontati), eventualmente sostituiamoli, soprattutto se lo scambio avviene tra più persone, con ammonì, irruppe, confermò, stando attenti a mettere in sintonia il verbo con l’emozione che ne deve scaturire.
Come accennato all’inizio, mettiamoci da parte!
Diamo un linguaggio particolare ai nostri personaggi, una loro identità; un uomo semplice parlerà con parole semplici, mentre un avvocato o un filosofo con termini più ricercati, ma anche il modo di pensare e di agire sarà differente: questo è importante per renderli veri, unici, e non una fotocopia di noi stessi, ciò eviterà di rendere ripetitivo e noioso il romanzo.
Infine, sarà necessario non esagerare troppo coi dialoghi, ripeto, devono avere una collocazione logica, una causale, la loro forza consiste proprio nell’esaltare la parte narrativa non nell’oscurarla. Un romanzo con troppi dialoghi sembrerebbe un monologo da teatro, e non è questo tipo di emozione che cerca il lettore; dobbiamo avvolgerlo in un continuo turbinio di rabbia, dolore, gioia, morte, rinascita, tramonti, notti insonni, dobbiamo fargli sentire una forte stretta allo stomaco, commuoverlo, donargli un sorriso, e ciò avviene solamente se riusciremo ad amalgamare la narrativa coi dialoghi.
Come state appurando, scrivere un romanzo non è semplice, e non è da tutti; ci sono molte componenti che fanno la differenza tra un buon manoscritto e uno mediocre, ma può nascere anche un’altra possibilità, scrivere IL ROMANZO, ossia un’opera che si discosta da tutte le altre per originalità e insita grandezza.
Nel prossimo appuntamento parleremo proprio di questo, della Creatività e del Cuore, motori pulsanti di ogni Storia destinata a raggiungere i cuori degli uomini.