GESU’ DI NAZARETH
Pochi giorni fa abbiamo festeggiato la nascita di Gesù, rendendo omaggio ad un uomo che ha fatto la storia dell’intera umanità cambiandone per sempre il suo corso.
Fin da subito la profonda semplicità delle sue parole arrivò dritta al cuore degli uomini richiamando folle estasiate che in breve abbracciarono con gioia il messaggio spirituale racchiuso in esse. Di contro, come spesso accade a chi mette in discussione dogmi o leggi, fu perseguitato e ucciso dai potenti impauriti dalla forza di quelle parole…ancora una volta l’inganno e l’ignoranza presero il sopravvento.
Il suo innovativo messaggio però resistette nel tempo propagandosi in ogni parte del mondo e nonostante il sistematico intento di manipolarne l’essenza ancora oggi vive, pulsando dentro ognuno di noi il coraggio di andare oltre divenendo uomini liberi.
Gesù non era un Dio, ma semplicemente un uomo che visse sulla propria pelle le gioie e i dolori della vita, ridendo, giocando, soffrendo, piangendo, come noi affrontò la paura, assaporò un tramonto, perse un amico, avendo la straordinaria capacità di trasformare i suoi limiti in forza e forse, è stata proprio questa la sua grandezza. Essere un Dio rende tutto più facile, con un semplice schiocco delle dita si può fare ed ottenere qualsiasi cosa, per questo ritengo sia molto più appagante essere un uomo in quanto nessuno ci regala niente ed ogni vittoria conquistata come ogni scoperta raggiunta sono frutto delle nostre enormi capacità e alla fine forse, i veri Dei siamo noi.
Ho sempre nutrito un profondo rispetto per Gesù, negli anni è divenuto un amico sincero, soprattutto con la maturità ho imparato ad apprezzare le sue parole scavando dentro di esse per carpirne la sublime verità capendo che tutto ciò che mi occorre per elevarmi spiritualmente risiede nel mio cuore.
“Non cercate fuori ciò che avete già dentro.” Gesù di Nazareth
IL FALEGNAME
In un tempo lontano da molti ricordato,
ma solo da pochi compreso,
viveva il Falegname,
costruiva sedie, levigava tavoli,
lavorava bene, lavorava sodo.
Regalava sorrisi, sguardi sinceri,
le sue parole erano per tutti,
per chi con lo sguardo basso era sopraffatto dalla vergogna,
o per chi non aveva più niente da dire,
ma solo un tremendo bisogna di ascoltare.
Nella sua bottega offriva buon vino e un caldo riparo,
dispensando saggezze intagliate nel tempo,
ogni perché veniva ascoltato,
ogni paura consolata,
ogni ferita ricucita.
Costruiva sedie il Falegname, levigava tavoli,
lavorava bene, lavorava sodo.
Non desiderava altro. Non chiedeva altro.
Accorsero in cento per chiedergli aiuto,
arrivarono in mille ad offrire tesori,
vennero in centomila a rapire quella saggezza.
Avvoltoi affamati volteggiarono sinistre danze
d’invidia e bramosia,
infinite ombre avvolsero il candore dell’Uomo,
perpetuando una lunga, fredda notte.
Stolti senza ritegno ne morale affossarono le parole del Falegname,
manipolandole a loro uso e consumo,
col sangue costruirono sfarzosi palazzi innalzando statue meretrici,
vomitando ignobili comandamenti, ordirono complotti proclamandosi
custodi di Dio e padroni delle anime altrui,
sfigurando per sempre il volto del Falegname.
Nonostante tutto questo scempio,
l’eco d’amore del Falegname resistette con impavida lungimiranza,
trasportato dal vento, illuminato dal sole,
rinfrescato dagli oceani, ritemprato dall’aria,
ancora oggi la sua voce, il suo sguardo, le sue parole,
dimorano nel cuore dell’Uomo.
Costruisce ancora sedie il Falegname, leviga ancora tavoli,
lavora ancora bene, lavora ancora sodo.